MARIO RUVIO, INNAMORATO DELLA RECITAZIONE FIN DA RAGAZZINO

MARIO RUVIO, INNAMORATO DELLA RECITAZIONE FIN DA RAGAZZINO

Il giovane attore romano Mario Ruvio si è innamorato della recitazione fin da ragazzino. Accantonato un
percorso nel mondo del calcio, il ragazzo ha infatti deciso di dedicare anima e corpo all’arte del teatro,
impegnandosi per diventare un attore. Una scelta che l’ha portato a trasferirsi in Inghilterra e in America,
anche per via della sua conoscenza dell’inglese, resa possibile dalla sua frequentazione in una scuola
americana a Roma.
“Arrivato al liceo il sogno del calciatore si è un po’ spento; desideravo fare qualcosa nella vita dove mi
sentivo libero, al pari di quello che mi succedeva nel campo da calcio. Sono così entrato in una compagnia
teatrale, ma nel mentre facevo anche fare rap e musica. La prima volta che sono salito su un palco a fare
musica mi sono reso conto che la recitazione era davvero tutto quello che desideravo fare. Da piccolo
domandavo a mia madre se ci fosse un modo per fare tutti i lavori del mondo. Ho trovato questo nella
recitazione, visto che mi permette sempre di calarmi panni di qualcun altro per scoprirlo. Lo psicologo è il
dottore della mente, l’attore è invece quello dell’anima”.
Mario si è spinto fino all’Inghilterra e a Los Angeles per studiare regia teatrale e recitazione.
“Finito il liceo, sono andato immediatamente in Inghilterra a studiare recitazione e regia teatrale e
cinematografica. E’ come se avessi preso due lauree allo stesso tempo nel mio percorso all’Aberystwyth
University Uk, in Galles. In seguito, ho svolto con successo il provino per entrare all’American Academy of
Dramatic Arts di Los Angeles. Mi ricordo che precisarono, all’audizione, che in Europa avevano visto oltre
2500 ragazzi, con soli 16 posti disponibili. Io sono stato tra quelli. Lì Ho potuto imparare un sacco di cose.
Persino a ballare il jazz, il charleston, il valzer. Mi hanno persino insegnato tanti accenti”.
Ruvio ha poi ottenuto lo scorso agosto un anno di contratto lavorativo legale. Tra gli obiettivi principali
dell’artista c’è quello di ottenere un visto lavorativo da artista che gli consenta di stare ancora in America.
Nonostante i sacrifici, Mario sarebbe disposto a lasciare ancora l’Italia per cercare altrove la sua fortuna.
“Nei miei vari spostamenti, non ha mai pesato su di me il fatto che non conoscessi nessuno. Fin da piccolo,
mia madre mi ha portato in giro per il mondo. Capitava dunque che andassi in giro da solo e mi sono
sempre sentito cittadino del mondo perché parlavo inglese da madrelingua già dai sette anni circa. Ai miei
amici dicevo che non volevo restare a Roma, che avevo ancora tanti luoghi da vedere”.
Mario sente che il genere più adatto a lui è il drama, anche se ha scoperto di recente una sua vena un po’
più comica. A dispetto della sua passione per la musica, non ama però i musical, anche se riconosce come
possano essere utili per un attore al fine di capire di più il mestiere. Nel futuro, Ruvio sogna di raggiungere
tanti traguardi.
“Il primo traguardo è avere trovato un agente. E’ logico che un attore pensi agli Oscar o agli Awards, a
riconoscimenti in grado di certificare le sue ‘skill’. L’obiettivo principale però è quello di cercare di
raggiungermi. E’ un po’ il discorso che ha fatto Matthew McConaughey agli Oscar. Nel momento in cui le
persone mi chiedo se ho un eroe, rispondo sempre che sono io tra dieci anni. Spero in sintesi di non poter
rincontrare il mio eroe, perché così facendo avrò sempre qualcuno da rincorrere e non smetterò mai di
muovermi. Non credo che il successo consista nell’essere famoso, bensì nell’avere abbastanza soldi per
potermi prendere cura delle persone che amo”.
Tra i riferimenti personali di Mario ci sono De Niro e Al Pacino, anche se è stato ispirato molto anche da
Leonardo di Caprio e Keanu Reeves. Quest’ultimo è uno degli idoli di Ruvio, tant’è che spera di somigliargli
in futuro soprattutto per quello che fa quando non è in scena nella sua vita personale. In questo discorso
rientrano anche Tom Hardy e Cillian Murphy di Peaky Blinders. Tutte persone che stima al di là dei riflettori,
e che spera di poter incontrare un giorno per prendere spunto da loro dal punto di vista umano. Se pensa a
qualcosa che potrebbe metterlo in difficoltà nel suo mestiere, l’artista non ha dubbi.

“Non reciterei mai una scena dove ci sta un serpente. Se ne vedo uno e sono a meno di un km di distanza
comincio a correre. Se mi metti al fianco di uno squalo recito tranquillamente, mentre col serpente ho
proprio una fobia, scatta in me un grossa paura”.
Ruvio non è spaventato nemmeno dalla precarietà del suo mestiere.
“Per fare l’attore sono pronto a scommetterci la vita, non ho paura. Mi hanno insegnato che bisogna fallire
e cadere per poter succedere. Ogni occasione è un’opportunità per fallire. Thomas Edison ha inventato la
lampadina al millesimo tentativo; questo non significa però che le 999 volte prima non siano servite a
niente. Sono state utili per inventare la lampadina così come la conosciamo. Trasporto questo
insegnamento sulla mia persona: se non fallisco, se non faccio tutti quei 999 tentativi non arriverò mai a
mille”.
Intanto, Mario si dedica anche alla società di videomaking che gestisce con l’amico Luca Seretti.
“Io e Luca facciamo videomaking. Giriamo cortometraggi e video musicali o di eventi per la gente che ne ha
bisogno. Questo lavoro ci permette di guadagnare un po’ di soldi, che io uso per finanziare la mia
recitazione, mentre lui li spende per affinare la sua direzione della fotografia”.

Daniela Santelli

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