L’ultimo disco “Amarene nere” di Andrea Infusino
Un disco vivace, dinamico dove il senso melodico si unisce ad una ricerca timbrica che si muove perfettamente tra tradizione e modern jazz. E’ questa l’essenza di Amarene Nere, secondo progetto del chitarrista Andrea Infusino che esce per l’etichetta Emme Record Label il 15 ottobre 2019 a seguito del disco Between 3 & 4. Il quartetto capitanato dal chitarrista calabrese è completato da Marco Rossin al sax, Fabio Guagliardi all’organo KEY B e Manolito Cortese alla batteria. A differenza del primo disco, parliamo di un vero e proprio concept album che parla attraverso immagini e racconta la storia di una crisi vissuta dall’autore diverso tempo fa, a partire dal suo momento più nero fino all’uscita finale da essa. Un disco maturo, per certi versi più melodico del precedente, che scaturisce proprio da un vissuto particolare e da un’ampia riflessione fatta sul proprio ego. Dentro di esso c’è gran parte del trascorso musicale di Andrea Infusino che sa padroneggiare perfettamente i linguaggi del jazz, passando dal bebop, passando per il latin jazz e il blues, senza mai tradire una vivace ricerca verso un jazz moderno, al passo con i tempi. Per questo parliamo di un lavoro profondo, brillante e ricco di sfaccettature, dove non manca un gran senso compositivo. E’ probabile, infatti, che in questo caso il racconto di una storia personale, raccontata attraverso immagini musicali, rappresenti una via decisamente interessante per comporre musica di qualità.
Il disco si apre con Amarene Nere, title track che senza dubbio racchiude tutte caratteristiche del disco e che rappresenta il concentrato di questo percorso. L’immagine è quella di un bicchiere d’acqua cristallino reso opaco e oscuro da un inchiostro che lo inquina e che di conseguenza racconta una storia diversa a tratti oscura. Minor Cliff è un brano decisamente swing in cui Infusino rende omaggio al mainstream e al bebop che da sempre lo hanno accompagnato, mentre Sambat vuole essere un tributo ai ritmi latini anch’essi presenti nel suo background musicale. Goldfinch è una ballad struggente dalle tinte blues che racconta un passato felice e bucolico, una sorta di contrasto tra una vita ormai trascorsa e un presente più drammatico e problematico. Angela’s Whistle è una dedica alla moglie Angela, un brano forse più duro caratterizzato da uno swing incalzante ed infuocato che rappresenta un carattere forte e determinato, indispensabile per raccontare l’uscita dal quel periodo di crisi. Tavern è un omaggio a un luogo della Calabria, dove per l’appunto è stato scritto il brano, mentre Slow Baritone, brano scritto di getto a casa del sassofonista della band alcuni anni fa, è un ricordo delle esperienze di ascolto del cool jazz e soprattutto del sodalizio fra Mulligan e Chet Baker. Exit è invece l’ultima composizione del disco che sintetizza l’uscita da una crisi che, per quanto brutta, è stata lo spunto per una riflessione profonda e per la nascita di un disco che in qualche modo l’ha già esorcizzata!